Anzovino-Fassetta – L’arte dell’incontro
L’anima del FAF 2020 in un emozionante concerto
Anche il Fadiesis Accordion Festival 2020 è giunto (quasi) al suo epilogo: restano due concerti rinviati in data da destinarsi, quando si dipaneranno le nebbie di uno strano autunno sospeso.
Questa edizione del FAF, tuttavia, ha centrato in pieno l’obiettivo promesso dalla parola chiave “incontri”, Leitmotiv della manifestazione: il Festival tra mille impreviste difficoltà è ancora una volta approdato a Matera, con due concerti apprezzati dal pubblico e la ferma volontà di non spezzare un filo rosso che dura da nove anni; ha rinnovato e consolidato la collaborazione con le comunità di Sesto al Reghena, Fagagna e Montereale Valcellina, accompagnandoci con passione eclettica nei territori del canto patriarchino, dello swing e della poesia friulana. Soprattutto ha dato vita a un Meeting straordinario, quello dei giovani allievi fisarmonicisti dei Conservatori di Udine e di Trieste, della Scuola di Musica di Tolmin-Tolmino, in Slovenia, e dell’Accademia “L. Fancelli” di Pordenone, un evento con note di commozione, reso possibile venerdì 23 ottobre dall’arrivo in extremis degli amici sloveni, nelle ultime ore utili di apertura della frontiera, poi chiusa a causa del covid-19.
Anche il concerto clou della manifestazione, l’attesissima reunion di Remo Anzovino e Gianni Fassetta, è stato sfiorato ma non toccato dalle nuove disposizioni governative che hanno congelato il mondo dello spettacolo. L’arte dell’incontro celebrata dai due musicisti pordenonesi, infatti, è riuscita a trovare un suo spazio estremo, a fare gol in “zona Cesarini”, prima che si spegnessero a tempo indeterminato le luci della ribalta. Per dovere di cronaca, da registrare sia nello spettacolo delle 18.00, sia nella replica delle 21.00, un tutto esaurito, naturalmente con i rigorosi distanziamenti previsti dalle misure anti covid. In tanti hanno pagato il biglietto e affrontato il momento critico: un risultato che si commenta da solo. Come si commentano da sole le standing ovation con mascherine riservate ai due artisti: un modo per esprimere riconoscenza verso la musica e la sua capacità di riunire le persone intorno a un fuoco di passione, cultura e civismo. L’emozione suscitata dalla precarietà del particolare momento storico, dalla sensazione di vivere in una frontiera tra un presente incerto e un futuro ancora più sfocato, ha aleggiato sicuramente tra il pubblico e sul palcoscenico, trasformandosi presto in energia solidale e positiva. A questo sentimento collettivo si è aggiunto, per i due artisti e a beneficio degli spettatori, il sapore speciale di suonare ancora una volta insieme, dopo un passato di musica condivisa: è stato questo l’autentico filo conduttore del concerto, dove momenti “proustiani” si sono affiancati a ritmici crescendo e a generose esplosioni di energia, in un trascorrere dall’interiorità di brani come Vincent, tema cinematografico dedicato a Van Gogh, alla solennitàtragica della Suite for Vajont con l’ansimare del mantice che evoca nell’oscurità il respiro soffocato della natura, all’accensione sfrenata di Metropolitan, con Remo Anzovino in veste jazz di vocalist e Gianni Fassetta in compostissimo contrappunto. Un concerto insieme intimo ed epico, attraversato da continui sguardi di amicizia e di reciproca riconoscenza. Un concerto, soprattutto, eroico, perché come cantava Lucio Dalla “L’impresa eccezionale, dammi retta, è essere normale”. E in momenti come questi, per chi fa musica, la normalità è resistere sul palco, fino all’ultimo, donando a se stesso e al pubblico la felicità contagiosa dell’arte.
Articolo e foto di Romeo Pignat